Questa caratteristica sarà tipica di Ludovico, descritto dalle fonti
come scuro di pelle, con gli occhi e i capelli neri, anche in età adulta,
tanto che il padre era solito chiamarlo “Maurum”, cioè “Moro”,
come risulta già in un documento del 1461, quando Ludovico aveva solo nove anni.
Lo Sforza crebbe come un ragazzo robusto e intelligente, ebbe la sua formazione militare e culturale e,
come molti uomini del suo ceto sociale, amava la caccia. Era molto pratico
nelle questioni di governo e di amministrazione, oltre che dotato di una vasta cultura umanistica
e anche se non era il primogenito, aveva tutte le caratteristiche per governare il Ducato.
Il matrimonio fu celebrato il 5 febbraio, anche se i veri festeggiamenti
ebbero il 13 gennaio del 1490, quando le sale del castello Sforzesco di Milano
ospitarono La festa del Paradiso, una sontuosa rappresentazione
teatrale progettata da Leonardo da Vinci, che lasciò i partecipanti stupefatti
e ammirati.
L’ambasciatore degli Estensi Jacopo Trotti scrisse:
Ludovico, che nel 1491 sposò la giovane Beatrice d’Este, mirava
però al controllo totale del Ducato, tanto da accentrare sempre maggiore
potere nelle proprie mani. Era infatti riuscito a confinare
il nipote e la moglie nella prigione dorata del castello
di Pavia e probabilmente fu il mandante dell’omicidio
di Gian Galeazzo, avvelenato a soli ventiquattro anni.
Finalmente, nel 1494, Ludovico era ufficialmente il duca di Milano.
Lo Sforza mantenne il titolo fino al 1499, quando le truppe francesi di re Luigi XII
entrarono in Italia ed egli fu costretto a fuggire in Germania.
Rientrato in patria, fu catturato dai francesi e portato in Francia,
dove morì prigioniero il 27 maggio del 1508.