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MILANO, LEONARDO
E GLI SFORZA

La casata degli Sforza resse il Ducato di Milano dal 1450 al 1535,
in maniera non continuativa, succedendo ai Visconti
nel dominio della città e dei suoi vasti territori.

La storia degli Sforza a Milano si lega inizialmente a Francesco, figlio illegittimo di Muzio Sforza, nato nel 1401.

Francesco, uomo ambizioso e valente condottiero al servizio del duca di Milano Filippo Maria Visconti, nel 1441 ne sposò la figlia Bianca Maria, divenendo così l’erede al titolo.

 

Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza in un ritratto di Bonifacio Bembo, Pinacoteca di Brera

Tuttavia, alla morte di Filippo Maria, avvenuta nel 1447, i milanesi non riconobbero Francesco come legittimo erede del ducato e si ribellarono proclamando la Repubblica Ambrosiana.

Per questo, nel 1449, lo Sforza assediò Milano per ben otto mesi, bloccandone tutte le vie di comunicazione con l’esterno come i canali e le strade. Il popolo, affamato per la mancanza di rifornimenti, alla fine cedette, così Francesco entrò ufficialmente in città il 22 marzo del 1450 con la moglie e il figlio Galeazzo Maria. La sua carica durò 16 anni.

Tuttavia, alla morte di Filippo Maria, avvenuta nel 1447, i milanesi non riconobbero Francesco come legittimo erede del ducato e si ribellarono proclamando la Repubblica Ambrosiana.

Per questo, nel 1449, lo Sforza assediò Milano per ben otto mesi, bloccandone tutte le vie di comunicazione con l’esterno come i canali e le strade. Il popolo, affamato per la mancanza di rifornimenti, alla fine cedette, così Francesco entrò ufficialmente in città il 22 marzo del 1450 con la moglie e il figlio Galeazzo Maria. La sua carica durò 16 anni.

Proprio in questi anni, a Milano e in Lombardia la cultura artistica si stava aprendo a nuovi modelli rinascimentali, giunti tramite artisti provenienti
dal Veneto ma soprattutto dalla Toscana e dall’Umbria.

I forti contatti politici ed economici che Milano ebbe con Firenze e la vicinanza con Padova favorirono, infatti, la diffusione in città del linguaggio artistico rinascimentale, legato alla cultura classica e a nuovi canoni di bellezza, basati sull’armonia e sulle proporzioni matematiche.

Proprio in questi anni, a Milano e in Lombardia la cultura artistica si stava aprendo a nuovi modelli rinascimentali, giunti tramite artisti provenienti
dal Veneto ma soprattutto dalla Toscana e dall’Umbria.

I forti contatti politici ed economici che Milano ebbe con Firenze e la vicinanza con Padova favorirono, infatti, la diffusione in città del linguaggio artistico rinascimentale, legato alla cultura classica e a nuovi canoni di bellezza, basati sull’armonia e sulle proporzioni matematiche.

Come mecenate, Francesco Sforza si dedicò a opere urbanistiche e di restauro, quali la ricostruzione del Castello di Porta Giovia, cioè il Castello Sforzesco, e dell’Ospedale Maggiore – l’attuale Università Statale – per i quali chiamò il Filarete, architetto al servizio di Piero de’ Medici a Firenze.

Proprio in omaggio alla casata degli Sforza, Filarete chiamò Sforzinda la città ideale con pianta a stella e una rete viaria impostata a raggiera, da lui progettata intorno alla metà del secolo.

Il progetto del Filarete per l’Ospedale Maggiore, l’attuale Università Statale di Milano
La facciata dell’Ospedale Maggiore, l’attuale Università Statale di Milano
Università Statale di Milano
Università Statale di Milano

Sempre da Firenze giunse a Milano Pigello Portinari.
Agente della famiglia Medici, Portinari fu committente della sede milanese del Banco Mediceo e dell’omonima cappella in Sant’Eustorgio, dipinta dal bresciano Vincenzo Foppa ma di ispirazione toscana.

Sempre da Firenze giunse a Milano Pigello Portinari.
Agente della famiglia Medici, Portinari fu committente della sede milanese del Banco Mediceo e dell’omonima cappella in Sant’Eustorgio, dipinta dal bresciano Vincenzo Foppa ma di ispirazione toscana.

Francesco Sforza morì nel 1466. Gli succedette il figlio Galeazzo Maria, che fu assassinato dieci anni dopo lasciando il ducato al figlio Gian Galeazzo, di soli sette anni. Qualche anno dopo lo zio Ludovico, detto il Moro, riuscì a destituire il nipote e a diventare il duca di Milano.

 

Ludovico creò al Castello Sforzesco una corte molto attiva, frequentata da artisti, intellettuali e musicisti.
Tra il 1478 e il 1482 arrivarono a Milano Donato Bramante e Leonardo da Vinci, giunto da Firenze.
I due artisti, tra i più importanti del Rinascimento italiano, realizzarono per il duca capolavori che ancora oggi possiamo ammirare in città.

Madonna in trono con il Bambino, Dottori della Chiesa e la famiglia di Ludovico il Moro “Pala Sforzesca”
Maestro della Pala Sforzesca, 1494-1495 (Pinacoteca di Brera, Milano)
Eraclito e Democrito, Donato Bramante (Donato di Pascuccio), 1486 circa (Pinacoteca di Brera, Milano)

Bramante, infatti, progettò la ricostruzione della chiesa di Santa Maria presso San Satiro.
L’operazione non fu semplice perché lo spazio a disposizione in quella zona della chiesa era molto ridotto.

Bramante, però, risolse con grande abilità il problema e, utilizzando al meglio le regole della prospettiva, che ben conosceva, realizzò un finto coro. Ciò gli permise di creare uno spazio del tutto immaginario, infatti in meno di un metro di profondità riuscì a dare l’illusione che l’architettura si estendesse per quasi dieci metri.

Il coro nell’architettura cristiana è la parte terminante di una chiesa, contenente l’altare maggiore.

Santa Maria presso San Satiro, Milano

Bramante si dedicò anche alla ricostruzione della tribuna della chiesa domenicana di Santa Maria delle Grazie, che il Moro aveva scelto come luogo di sepoltura per la sua famiglia.

 

Quanto a Leonardo, invece, si può affermare che la sua attività in città abbia molto influito sull’aspetto di Milano – si pensi, ad esempio, ai progetti per la canalizzazione dei Navigli – e più in generale sulla cultura artistica lombarda.

L’intera zona oltre il corpo delle navate e sino all’abside, elevata rispetto alla crociera o alle navate.

Bramante si dedicò anche alla ricostruzione della tribuna della chiesa domenicana di Santa Maria delle Grazie, che il Moro aveva scelto come luogo di sepoltura per la sua famiglia.

 

Quanto a Leonardo, invece, si può affermare che la sua attività in città abbia molto influito sull’aspetto di Milano – si pensi, ad esempio, ai progetti per la canalizzazione dei Navigli – e più in generale sulla cultura artistica lombarda.

L’intera zona oltre il corpo delle navate e sino all’abside, elevata rispetto alla crociera o alle navate.

Madonna dei garofani, Andrea Solario, 1495 c.a (Pinacoteca di Brera, Milano)
Madonna con il Bambino, (Madonna dell’Albero), Cesare da Sesto, 1515-1518 (Pinacoteca di Brera, Milano)
Madonna con il Bambino (Madonna del Roseto), Bernardino Luini, 1510 c.a (Pinacoteca di Brera, Milano)
Ritratto di giovane, Giovanni Antonio Boltraffio, 1500 c.a. (Pinacoteca di Brera, Milano)

Dopo il suo definitivo abbandono di Milano, nel 1513, i suoi allievi,
come Cesare da Sesto, Bernardino Luini, Giovanni Antonio Boltraffio e Andrea Solario,
continuarono lo stile pittorico del maestro toscano, che si diffuse nel ducato di Milano
e nei territori vicini, dove anche lo stesso Leonardo aveva soggiornato.